martedì 17 marzo 2015

Pico della Mirandola - La dignità dell'uomo

FONTE: Giovanni Pico della Mirandola, De hominis dignitate, a c. di E. Garin, Vallecchi, 1942

Traduzione dal De hominis dignitate, opera del 1486.

...il Sommo Padre... accolse l'uomo come opera di natura indefinita e postolo nel cuore del mondo così gli parlò: "non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quel posto, quell'aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai.
Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo.
Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto.
Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine".

O suprema liberalità di Dio padre! o suprema e mirabile felicità dell'uomo! a cui è concesso di ottenere ciò che desidera, di essere ciò che vuole. I bruti nel nascere seco recano dal seno materno tutto quello che avranno. Gli spiriti superni o dall'inizio o poco dopo furono ciò che saranno nei secoli dei secoli. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E secondo che ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. E se saranno vegetali sarà pianta; se sensibili, sarà bruto; se razionali, diventerà animale celeste; se intellettuali, sarà angelo e figlio di Dio. Ma se, non contento della sorte di nessuna creatura, si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, nella solitaria caligine del Padre colui che fu posto sopra tutte le cose starà sopra tutte le cose.

sabato 14 marzo 2015

plica splenica e falco montaliano


Quasi mai nei miei anni ho assaporato
quell'aura sconosciuta, il ben di vita:
nei sogni, nei ricordi e nei pensieri.

A volte l'ho incontrato, solo al buio:
era il ricordo di un futuro perso,
tra gli incroci del caso e del destino;
la nostalgia di un'essere diverso.

Privo della mia compagna angoscia
brevi attimi perfetti, situazioni,
come il falco alto levato, al fiume un giorno,
vederlo tra le foglie io sdraiato sulla ghiaia.

Quella marlboro, fumata ubriaco di gente
in mezzo alla festa, al mare.
E non ritorna più, quell'attimo pieno,
che altrove sempre mi è negato.


Risultati immagini per spesso il male di vivere ho incontrato
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Reazioni:
T***:Grazie Francesco di questo dono, bellissimo, spero non ti fermi in codesta produzione.
Tu sei una persona speciale!!!!
L'anima di poeta può essere l'aspetto positivo di questa sofferenza nuova; la poesia può essere la via di uscita dal tunnel
Buon sabato sera, a presto e ancora grazie ......... è meravigliosa!!!!!!!!!!!!!!!!!!

!!!!!!
 
G***Ciao, Francesco. Perdona il disturbo ma leggendo la tua poesia mi è venuta voglia di avere alcuni pareri sui mie di versi. Scrivo da poco più di un anno, ma ho dei lavori da poter eleggere e che vorrei sottoporre a critica. Inutile dire che sarei disposto a fare lo stesso, e con immenso piacere, per una tua silloge. Tornando alla tua poesia, mi è parso di scorgere il falco montaliano nei tuoi versi, anche se probabilmente il tuo è meno indifferente a ciò che succede qua giù. La condizione del falco è la stessa, ma viene raggiuta tramite sentieri opposti. Segnalo un refuso - o forse è un effetto ricercato- ad "un'errore". Spero di non aver detto assurdità e attendo ferventemente una tua risposta. :-)))

A***Ti ringrazio, ma non sono nemmeno maestro delle elementari I tuoi versi hanno un sapore che rievoca le amosfere di Montale. Sembra in alcuni punti il rovescio della medaglia di Spesso il male di vivere ho incontrato. Non saprei come "migliorarla", posso solo dirti che mi piace, la trovo convincente. Forse, ma è un mio parere personale, lascerei un maggior senso di vaghezza in alcuni verdi. Spesso io operò di scalpello, "a togliere" dal blocco di marmo il superfluo. Eliminerei "Privo della mia compagna angoscia" , forse troppo Cavalcanti dolente, ma, mi ripeto, questione di gusti.
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