martedì 24 giugno 2014

MINDFULNESS: SPAZIO DI RESPIRO DI TRE MINUTI

Wordle: Minfulness
da ilsentierodiunguerriero.blogfree.net/?t=4106388

Innanzitutto che cos'è la Mindfulness?

La MINDFULNESS, è nient'altro che una sorta di metodo occidentale di meditazione sviluppato da alcuni psichiatri prendendo spunto e ispirandosi appunto alle tecniche di meditazione orientali. Possiamo anche dire che la Mindfulness in fondo non è nient'altro che la meditazione Vipassana. Molti esercizi infatti ricordano molto la classica Vipassana sviluppata dalle filosofie orientali e dal Buddha stesso.
La Mindfulness viene usata anche come terapia nell'ambito psicologico come prevenzione all'ansia e alla depressione.

Questo esercizio si chiama SPAZIO DI RESPIRO DI TRE MINUTI.
Non è molto facile come verrà ampiamente spiegato nell'esercizio soprattutto per le prima volta la mente di opporrà alla grande e ci vuole molta pazienza e volontà, caratteristica principale per ogni tipo di meditazione in fondo.
Ecco la spiegazione dettagliata:
Tre volte al giorno ad orari prestabiliti ed ogni volta che proviamo una sensazione di disagio, possiamo prenderci una "pausa" di tre minuti riconettendoci con il presente che stiamo vivendo, con il qui e ora.
Adesso.
Questo è uno dei tanti modi di vivere il presente, di vivere nel presente.
Riconosciamo la nostra esperienza in quel momento.
L'esercizio lo si pratica tre volte al giorno ed ogni qual volta proviamo disagio.
Ovunque siamo e qualsiasi cosa stiamo facendo, lontani da occhi indiscreti ci fermiamo, assumiamo una posizione eretta e dignitosa, con una postura slanciata verso il cielo. Possibilmente chiudiamo gli occhi e chiediamoci nel primo minuto:

-Qual è la mia esperienza in questo momento?

Nel primo minuto riconosciamo tutti i pensieri che ci passano per la mente, tutte le emozioni e le sensazioni fisiche provenienti da qualsiasi parte del corpo.
Esempio: sto pensando che questa situazione è insopportabile, non ce la faccio più, sto per scoppiare etc. (pensieri).
Sento una rabbia addosso, un odio verso me stesso o altri, paura, timore, ansia, etc. (emozioni).
Ho una terribile sensazione di oppressione al petto, ho le gambe tese, le spalle alzate, curvate, ho il cuore che batte all'impazzata, sto sudando a profusione, etc. (sensazioni fisiche).
In questo primo minuto prendo consapevolezza della mia esperienza in quel momento, e la riconosco, le do un nome.

Nel secondo minuto rivolgiamo tutta la nostra attenzione alla sensazione fisica del respiro, all'espandersi dell'addome nella inspirazione e al contrarsi dell'addome nell'espirazione. Se si ha difficoltà nel percepire il movimento della pancia si può prestare attenzione al flusso dell'aria che entra ed esce a livello delle narici o della gola o all'innalzamento ed abbassamento del torace.
Tutta la nostra attenzione concentrata sulla sensazione fisica del respiro. Se abbiamo difficoltà, mentalmente possiamo dire: "inspirazione" nella fase di inspirazione ed "espirazione" nella fase di espirazione".

Nel terzo minuto prestiamo attenzione consapevole ed intenzionale a tutto il corpo, a tutte le sensazioni fisiche provenienti dal corpo.
Chiaramente in questi tre minuti la mente divagherà alla grande. Questo non è un errore, non è uno sbaglio. La mente fa quello per cui è stata creata. Quando ci accorgiamo del divagare della mente riconosciamo dove è andata a divagare e poi con dolcezza e senza giudicarci e senza giudicare l'esperienza del divagare della mente, riportiamo attenzione e consapevolezza all'esercizio. Al nostro presente.
Ricordiamoci che lo scopo dell'esercizio non è raggiungere un obiettivo, un risultato, una soluzione. Lo scopo è restare nel presente in quel momento riconoscendo quello che stiamo sperimentando momento per momento.
Stiamo con quello che c'è!

venerdì 20 giugno 2014

resilienza

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda, è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.
Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?”
In realtà chi sei tu per non esserlo?
Il nostro giocare in piccolo, non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi cosicchè gli altri si sentano sicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesto ciò che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi. In ognuno di noi.
E’ come se dentro di noi ci fosse un grande diamante con mille facce: alcune sembrano risplendere più di altre e ogni persona possiede, nel suo petto, un fulgido diamante con mille facce luminose.
Il diamante è perfetto, senza la minima incrinatura.
La sola differenza con gli uomini è il numero di facce che la nostra anima ha reso brillanti e luminose.
Ogni diamante è diverso e ognuno è perfetto.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente,
diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.

Marianne Williamson, citata da Nelson Mandela, durante il suo discorso di investitura a presidente, 1994.

Sera nera*

Ore lunghe di giugno, ultimi lumi di tramonto.
21.17: solo a casa aspetto.
Laggiù una ragazza, aspetta più di me.
Dannato chi l'ha lasciata lì.
Moglie e figlia dai nonni. Io solo.
Scrivo? leggo? guardo la TV? Niente!
Questa sera passerà così.